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La natura giuridica del rapporto intercorrente tra una società per azioni e i propri amministratori, con particolare riferimento al tema dei compensi, alla luce delle recenti evoluzioni giurisprudenziali

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di Michela Rosmino.

Con la sentenza n. 1545 del 20 gennaio 2017, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione si sono pronunciate, con un intervento normofilattico dopo più di vent’anni di contrasti interpretativi, in ordine alla qualificazione del rapporto che lega una società di capitali ai propri amministratori. Segnatamente, il quesito di diritto affrontato in questa sede riguarda la natura dei compensi degli amministratori di s.p.a. e la necessità di stabilire se tali emolumenti siano riconducibili al corrispettivo di un rapporto di c.d. “parasubordinazione”, o a quello derivante da un contratto di lavoro autonomo o di opera professionale, oppure da un rapporto unitario connesso inscindibilmente con l’attività gestoria, che presenta un profilo sui generis.

Il presente documento affronta il tema nella sua complessità anche perché l’individuazione della tipologia del rapporto in esame è dirimente per una serie di ulteriori questioni, tra le quali, in particolare, la pignorabilità delle rimunerazioni spettanti agli amministratori con i limiti previsti dall’art. 545, 4° comma, c.p.c., in sede di espropriazione presso terzi.


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